SOCIAL: UTILI PER INFORMARE, PESSIMI PER DIALOGARE

Mi sono trovato recentemente ad affrontare una discussione molto pratica su un social tra i più diffusi. Al di là del merito della questione, delle persone coinvolte e dei risultati che ne sono scaturiti, ciò che mi ha profondamente colpito sono le modalità dello svolgimento della stessa.

Visto che la comunicazione rappresenta gran parte della mia professione, social compresi (anche se in questo caso con ovvia minor padronanza rispetto agli strumenti tradizionali), sono riuscito a trarre utili insegnamenti e forti convinzioni da questa vicenda.

I social sono un utilissimo strumento per informare, vista la grande immediatezza per cui si contraddistinguono. Immagini e notizie vengono trasmesse in tempo reale, generando condivisione, commenti e diffusione.

I social sono inoltre uno strumento altrettanto adatto per chi vuol cazzeggiare, divertendosi parlando del nulla. In questo caso vedo personalmente lo strumento come negativo, tempo strappato alla vita reale. Tuttavia, anche se è solo tempo perso, lo strumento te lo permette di fare nel migliore dei modi.

Nel business i social sono ormai divenuti un efficace mezzo per creare relazioni commerciali, peraltro con la possibilità di targettizzare i destinatari dei propri messaggi.

Ciò premesso, veniamo alle negatività di questo strumento, sperimentate personalmente.

Utilizzare i social per discutere e prendere decisioni, anche le più banali, è estremamente controproducente e negativo perché viene alterata, se non addirittura esclusa, la componente fondamentale di qualsiasi negoziazione: il dialogo.

Nei social non ci si guarda negli occhi, non si ascolta il tono di voce, non si capisce se una frase è pronunciata sorridendo o per davvero. Insomma, mancano i fondamenti base della comunicazione.

Il carattere stesso dell’immediatezza, prerogativa dei social, toglie tempo alla riflessione. Nella discussione di gruppo da cui prendo spunto ad un certo punto un interlocutore ha detto: “Non c’è tempo da perdere, bisogna dire SI’ o NO, senza tante chiacchiere. Punto.”

In realtà, per quanto alla fine occorra comunque arrivare a una decisione concreta, la soluzione più giusta sta quasi sempre nel mezzo, come dicevano i latini. Ben lontana da un secco SÌ o NO. L’istantaneità toglie spazio alla mediazione, non vengono considerate le percezioni soggettive, non c’è tempo per riconoscere gli errori (personali e altrui), non possono essere ponderate eventuali vie alternative.

Il social è inoltre un pericoloso amplificatore di aggressività, un po’ come l’automobile. Non si sa perché, ma al volante certe persone solitamente calme diventano tigri inferocite per una semplice mancata precedenza, a volte con degenerazioni anche dai risvolti tragici. Tuttavia gli episodi che avvengono sulla strada restano circoscritti, per fortuna, sui social possono purtroppo assumere il carattere di viralità.

È così che i social possono degenerare diventando strumenti di divulgazione di violenza, odio, razzismo e omofobia, con una portata mediatica senza precedenti.

Facciamone quindi buon uso.

Francesco Zaccagni, 10/06/16