LA STATISTICA È IL VERO VACCINO CONTRO LA PAURA

Dire che i benefici del vaccino AstraZeneca contro il Covid-19 superano i rischi è sin troppo riduttivo.
Come al solito, per sfatare paure e pregiudizi su ciò che non si conosce è utile affidarsi ai numeri, su cui poco c’è da discutere. Ovviamente si tratta di statistica. Numeri freddi che aiutano a comprendere come oggi non abbia assolutamente senso aver paura di vaccinarsi.
Ebbene, da uno studio dell’Università di Sidney, è emerso che la possibilità di morire dopo aver effettuato il vaccino AstraZeneca è di 1 su 2.500.000 (2,5 milioni).
Se uno non si rendesse conto di quanto sia poco probabile, basta pensare alla probabilità che abbiamo ogni giorno di morire in migliaia di altri modi. Per esempio:
• Cadendo dal letto: 1 su 750.000
• Cadendo dalle scale: 1 su 2 milioni
• Venendo investiti da un treno: 1 su 1 milione
• Annegando nella vasca da bagno: 1 su 685.000
• Venendo colpiti da un fulmine: 1 su 3.000
• Ancora più probabile è venire sbranati da un cane, morire per la puntura di un insetto, giocando a calcio, per un’uscita in bicicletta troppo intensa (Lo sapevo!!!) o per incidente stradale.
Mio Dio! Che facciamo? Ci barrichiamo in casa? È inutile, perché potremmo comunque morire per un incendio, per una fuga di gas, per una scossa di terremoto o per la caduta di un meteorite sul tetto di casa…

LE DISUGUAGLIANZE DEL COVID

Purtroppo i danni che il covid sta causando hanno un’aggravante: la disparità con cui hanno colpito. Non parlo della quesitone sanitaria che forse è quella più immediata e facile da capire, perché tutti i giorni abbiamo numeri e dati che la evidenziano. Mi riferisco soprattutto all’emergenza economica e sociale che sta colpendo solo alcune categorie.
Economicamente parlando, mentre farmacie, negozi alimentari e supermercati, ecc. ci stanno pure guadagnando, ci sono categorie in ginocchio, tra tutte metto hotel, bar e ristoranti, agenzie viaggi e attività legate al turismo, ma anche le palestre e tutte le attività sportive, artistiche e ricreative. Dal blocco di queste ultime attività a mio avviso dipende anche una gravissima crisi sociale che sta causando danni forse superiori alla perdita di vite umane.
Un vero e proprio disagio che sta colpendo i giovani, che forse sono le vittime sociali più colpite dall’emergenza covid. Se guardo dentro casa mia con un attento esame di coscienza, mi accorgo che a me è cambiato poco, pochi sono i sacrifici a cui sono tenuto. Lavoro regolarmente e continuo a coltivare le mie passioni preferite. Certo, mi mancano un po’ le cene al ristorante con gli amici, qualche viaggetto, ma per il resto sto benissimo. Mia moglie, insegnante di danza, è un anno che non lavora e per fortuna che ci sono io, perché i sussidi, quando arrivano, sono vergognosi. Ma il suo disagio è soprattutto psicologico, l’essere cioè tra quelle poche attività a cui è stata cambiata la vita, il non poter lavorare. I miei figli, di 8 e 13 anni, sono le vittime maggiori. A loro è stata strappata del tutto la socialità che a quell’età é fondamentale. Niente scuola, niente sport, niente danza, poco o niente amici e aggregazione, le gite scolastiche che tutti serbiamo tra i ricordi più cari. A me 1-2 anni di restrizioni poco fanno, ma a loro sono stati strappati per sempre 2 anni fondamentali che non recupereranno mai e di cui temo saremo costretti in futuro a pagare seriamente le conseguenze.

IL NAUFRAGAR M’E’ DOLCE IN QUESTO ACQUARIO…

Questo che vedete è l’acquario da 72 litri in cui tengo alcuni pesci rossi, purtroppo presi anni fa dai miei figli alla fiera di San Giovanni. Non riuscivo a vederli in un contenitore di plastica da 5 litri e così ho acquistato questo più grande. Lì per lì, mi è sembrato che i miei pesci rossi fossero dei privilegiati, poi ho comunque concluso che pure loro stiano facendo una vita di merda, come tutti gli altri. Insomma, mangiano, dormono, non hanno predatori, ma comunque vivono in un mondo limitato, in soli 72 litri d’acqua appunto. Certo, i pesci non se ne rendono conto, ma comunque io che da fuori posso capire cosa sia la libertà, so che stanno facendo una vita di merda, non avendo la possibilità di conoscere altro. Ogni volta che penso a loro, tuttavia, mi viene il dubbio se pure noi non stiamo vivendo in un acquario, seppure grande, ma sempre limitato. Magari, penso, ci sarà uno che ci guarda da fuori, dal suo mondo più grande e ci compatisce per la vita misera e limitata che stiamo vivendo. Immediatamente dopo, tuttavia, rifletto che solo una grande mente libera potrebbe immaginare tutto questo meccanismo vizioso. Cioè, il nostro pensiero e la nostra intelligenza possono comunque renderci liberi di viaggiare e immaginare all’infinito. E magari lo possono fare pure i miei pesci rossi. Poi, dopo tutto questo pensare, mi fermo per non impazzire. E il naufragar m’è dolce in questo acquario…

QUELL’IRRESPONSABILE DI RENZI!

Partiamo dalla fine. La probabile se non scontata fiducia al governo Draghi. Si potranno avere opinioni diverse e contrarie, ma certamente Draghi oggi rappresenta per l’Italia la figura più autorevole e capace per guidare un paese in pieno naufragio politico nel mare più tempestato del dopoguerra, per una pandemia epocale e la conseguente crisi economico sociale. Serviva un timoniere abile ed esperto e Draghi lo è, universalmente riconosciuto. Quindi il paese non ha che da guadagnarci da questa situazione, mettendo così alle spalle un governo barcollante e poco efficace, figlio delle contraddizioni di base delle componenti politiche che lo supportavano. Attenzione, qualcuno già paventa un bagno di sangue in termini di sacrifici, come al tempo del governo Monti, ma ora lo scenario è diametralmente opposto. Monti, al tempo, dovette tagliare per risorse insufficienti, Draghi dovrà invece gestire i miliardi del Recovery Fund, che rappresentano la più grande cifra di sempre a disposizione del nostro paese. Il problema è che però tra incapacità, burocrazia, litigi e mancanza di visione complessiva del precedente governo, questi miliardi sarebbero rimasti nel cassetto. Draghi sarà chiamato a questa gravosa sfida e ci auguriamo per il bene del paese che ne uscirà vincitore.

Bene, appurato ciò, vediamo come si è arrivati a questa soluzione che a questo punto appare l’unica percorribile.

Tutti unanimemente attribuiscono questa “grande irresponsabilità” all’odiato Matteo Renzi. L’uomo che con il solo 2% teneva in mano le sorti della maggioranza di governo, infischiandosene della grave crisi in atto e degli italiani, per pura ambizione personale. Tutti, con altrettanta sicurezza (mi ci metto pure io!), avevano giudicato il suo staccare la spina al governo un’autocondanna a morte, un vero e proprio harakiri politico, “Italia Viva è morta!” In realtà ora, nello stesso modo in cui ci si accorge di essere stati vittima di un abilissimo pacco napoletano (li ho visti all’opera, sono bravissimi e degni della mia ammirazione!), come per incanto tutto il restante 98% è stato messo sotto scacco, quasi ipnotizzato.

Renzi non voleva votare (certificando quel 2% che per ora è solo nei sondaggi) ma voleva a tutti i costi sostituire Conte con una figura tecnica autorevole. Obiettivo raggiunto!

La destra, che avrebbe stravinto le elezioni forte della sua apparente compattezza, ora è completamente spaccata dalla figura di Draghi. La Meloni non appoggerà il nuovo governo, per mantenere alto il consenso, ma è isolata. Infatti Salvini si trova con la Lega divisa nella sua contraddizione principale, cioè tra europeisti e sovranisti (i bravi Giorgetti e Zaia da una parte e lui dall’altra), con buona parte del suo elettorato del nord molto vicino allo stesso Draghi. Peraltro, Salvini stesso non è tanto convinto di andare alle elezioni con la Meloni che gli drenerebbe numerosi voti. Forza Italia, invece, appoggerà in massa Draghi, rivendicandone addirittura la primogenitura.

Veniamo al PD, che da quando non c’è Renzi ha perso verve e forza di governo, appiattito dalla pavidità di Zingaretti e dai veti posti dall’alleato M5S, sopportato sempre più a fatica. All’indomani della caduta del primo governo Conte, Zingaretti disse “il voto è l’unica soluzione!” E Renzi tirò fuori dal cilindro il governo Conte Bis. Ora Zingaretti diceva fino a ieri “Conte ter unica soluzione” e ci si avvia a un governo Draghi. Insomma, Zingaretti dimostra mancanza assoluta di visione politica e di non azzeccarne una. Al contrario Renzi dimostra di essere in grado di manovrare il PD anche dall’esterno.

Dulcis in fundo il M5S o quel poco che ne rimane, distrutto prima dall’alleanza suicida con Salvini che gli ha strappato metà elettorato; eroso dalle sue enormi contraddizioni, figlie di un’utopistica carta dei valori, puntualmente smentiti uno ad uno, mese dopo mese, azione dopo azione (urlare è una cosa, governare è un’altra, ora lo hanno capito!); vittima inoltre delle faide interne tra i vari galletti di un vasto pollaio sempre più confuso. In linea teorica Draghi rappresenterebbe il demonio per il M5S, simbolo dei poteri forti, delle banche, dell’Europa e dell’establishment, quindi nessuno dei suoi parlamentari dovrebbe votarlo, ma c’è un “ma” grosso come una casa. Il 95% dei parlamentari grillini è costituito da ignoti “cittadini”, venuti dal nulla e baciati dalla stessa fortuna di chi vince al Superenalotto con un sistema di gruppo, che torneranno nel più assoluto anonimato non appena la legislatura terminerà. Camerieri, disoccupati, studenti, commercianti, steward, insegnanti, tutta gente “normale” e “honesta”, per carità, ma per cui i 500.000 euro da qui alla fine della legislatura rappresentano il guadagno di un’intera esistenza. Secondo voi questi onesti cittadini saranno così autolesionisti e idioti da rinunciarci non votando la fiducia all’ex demonio Draghi? Io credo proprio di no, tanto che già si intravedono in parlamento i primi gruppi di “grillini responsabili per Draghi”… È chiaro che l’appoggio a Draghi causerà l’ennesima spaccatura dell’elettorato del M5S, probabilmente sancendone alle prossime elezioni la quasi totale estinzione.

Alla fine di questa lunga disamina che ho cercato di analizzare con l’occhio dello scacchista, se tutto ciò non è avvenuto per caso, ma per colpa di Matteo Renzi, mi sento di dire che è stato veramente un irresponsabile. Ma un formidabile, spregiudicato e geniale irresponsabile.

W L’ITALIA!

Francesco Zaccagni, 04/02/2021

LA COLPA E’ SEMPRE DEGLI ALTRI!

Le affermazioni dell’allenatore dell’Inter Conte hanno evidenziato uno dei più consueti difetti umani, molto diffuso in Italia. Addossare cioè la colpa dei propri insuccessi o delle mancate vittorie a fattori esterni. Ieri Conte, anziché domandarsi perché l’attacco più forte del campionato non sia riuscito a segnare un gol all’Udinese, a fine partita ha protestato con l’arbitro reo di aver concesso un recupero troppo esiguo. Quindi, l’Inter ha avuto 94 minuti per segnare e il problema è stato lo scarso tempo a disposizione?
Il calcio è solo un evidenziatore mediatico di questo fenomeno che in realtà è presente ovunque: in politica, in ambito professionale, nelle relazioni umane e pure in famiglia. “Io sono bravissimo, non sbaglio mai e la colpa non è certo la mia!”…
Cercare alibi, oltre che essere tipico dei presuntuosi, dei deboli e dei perdenti, è in realtà l’ostacolo maggiore per migliorare, diventare più forti e magari riuscire a vincere.
Ammettere di aver commesso un errore, per piccolo o grande che sia, analizzarlo e risolverlo, è un atteggiamento individuale molto faticoso, ma è l’unica strada che porta al successo.

CON IL SOLO TURISMO SI MUORE DI FAME!

La salute viene prima di tutto, ma parlando di sviluppo economico e visione politica, l’attuale pandemia ha sbattuto in faccia a tutti un’amara evidenza. Impostare la strategia di una nazione, di una regione o di una città solo sul turismo è quanto di più sbagliato, miope e sconveniente si possa fare.
Quante volte ho sentito dire con grande superficialità:
“Dobbiamo puntare tutto sul turismo!”
“Tutto sul turismo il cazzo!” dico io…
Il turismo è importantissimo e deve essere uno dei settori su cui investire, ma non solo su quello, perché è fragilissimo.
Noi eugubini ne sappiamo qualcosa. Nel 2016 è bastata una forte scossa di terremoto a Norcia, cioè a oltre 100 km da Gubbio, che il turismo anche nella nostra città è stato azzerato per due anni.
Ora con il Covid-19 non ne parliamo.
La strategia migliore è diversificare, esaltando ovviamente le proprie peculiarità.

IL SOVRANO POPULISTA NON PERDE MAI!

Premetto che Biden non mi esalta affatto e se lui è quanto di meglio possa esprimere lo Stato più potente del mondo, c’è molto da riflettere. Ma di questa vicenda, guardo con interesse all’applicazione dello schema del sovranismo populista, in base al quale il leader non può mai perdere. È impossibile. Infatti, quando il leader vince, significa che la volontà del popolo ha trionfato. Quando il leader perde, significa che la volontà del popolo è stata alterata da poteri oscuri e forti. Pure più forti del Presidente, dell’uomo più potente del mondo.
Voi partecipereste a una gara contro un sovranista populista?

L’ORGANIZZAZIONE ALLA FINE VINCE SEMPRE!

Nel calcio, così come in economia, in politica e pure nella vita in generale, alla fine vince. È ciò che ho pensato quando ieri il Bayern ha vinto la sua sesta Coppa dei Campioni (io la chiamo così), rispettando il pronostico.
Una società seria che guarda numeri e dati, senza farsi prendere dalle emozioni, con un ottimo bilancio e soprattutto in ordine, rispetto a tanti altri grandi club europei pieni di debiti. Emblematico il fatto che a farne le spese sia proprio uno stellare e costosissimo PSG, in cui le numerose stelle (alcune pure in panchina) non sono state in grado di prevalere sulla “grigia” organizzazione tedesca. Un’organizzazione perfetta, senza tanti fronzoli, “alla tedesca” appunto, che si è permessa di vincere un triplete semplicemente sostituendo l’allenatore, esonerato mesi fa, con il suo vice.
Non c’è nulla da fare, se segui certe regole, programmazione, numeri, dati, ragione e scienza, non ti fai trasportare troppo dalle emozioni e dalla gente, alla fine i risultati ti daranno ragione. Ma ci vuole intelligenza, forza, coraggio, tenuta psicologica, mentalità, grande rispetto delle regole e delle istituzioni per poterlo fare, non cercando facili consensi e spesso andando pure contro ciò che chiederebbero i tifosi e il popolaccio.
Certo, si può vincere anche in altro modo, ma sarà certamente più dispendioso e più raro.
NOTA BENE: questo mio ragionamento vale “paro, paro” per la gestione dello Stato.

SIAMO SICURI CHE LA BICI ELETTRICA È GRANDE AMICA DELL’AMBIENTE ?!

La bici elettrica è diventata oggi il simbolo della mobilità sostenibile, in quanto riduce il traffico senza emissioni inquinanti e stimola il movimento anche dei più pigri. Insomma, una bella soluzione per salvaguardare ambiente e salute, che ora sta andando molto di moda ed è incentivata anche da vari governi, tra cui quello italiano.
Da parte mia non posso che gioire di ciò, auspicando una mobilità cittadina prevalentemente a pedali, tuttavia il boom di questo innovativo mezzo di trasporto mi ha portato ad alcune considerazioni che spero possano far riflettere chi legge.

COME È FATTA UNA E-BIKE E COME È ALIMENTATA?

Le componenti principali sono il TELAIO, che può essere fatto di vari metalli, tra cui acciaio, alluminio, carbonio, ottenuti da produzioni industriali certamente tra le più impattanti ed energivore. Poi abbiamo le RUOTE, costituite dai cerchi che sono in metallo e dai copertoni che sono per la quasi totalità in gomma sintetica, che è un derivato del PETROLIO. Inutile ricordare come l’industria petrolifera sia anch’essa tra le più impattanti del pianeta.
Infine abbiamo la BATTERIA: le migliori e più diffuse sono al litio, ma ne esistono anche al piombo o al nichel. Esse sono il frutto di un altro settore industriale che, come ogni altra attività umana, ha certamente impatti sull’ambiente. Le batterie tra l’altro presentano il problema ancora non risolto dello smaltimento post-utilizzo. Non va sottovalutato il fatto che le batterie si alimentano con ENERGIA ELETTRICA, notoriamente “pulita” solo dove si utilizza, in quanto prodotta per oltre il 70% bruciando combustibili fossili, CARBONE, METANO, OLIO COMBUSTIBILE, tra i maggiori responsabili del surriscaldamento della terra.

VENGO AL DUNQUE!

Tutti vogliamo bene all’ambiente e ci piace dichiararci sostenibili. Abbiamo raggiunto un livello di benessere e qualità della vita elevato in cui è impossibile fare a meno di certi beni e prodotti che sono frutto del progresso, della ricerca, dell’industria e della tecnologia. Tutto sta a produrli bene, in modo massimamente sostenibile, e a farne un utilizzo equilibrato. Abbiamo visto come anche una bici elettrica, ritenuta a ragione oggi grandissima amica dell’ambiente, abbia i suoi inevitabili impatti.
Evitiamo facili e inutili ipocrisie, altrimenti, per coerenza, l’alternativa è rivoluzionare il nostro modello di sviluppo e tornare nelle caverne.

SENZA PRINCIPIO DI LEGALITÀ NON C’È STATO NÉ LIBERTÀ

Il principio di legalità è la colonna portante di ogni stato libero e democratico per una civile convivenza. Se esiste una legge, essa va rispettata.
Ogni legge costituisce una restrizione di libertà, ma al tempo stesso la garanzia, a tutela di tutti i cittadini, che una certa azione si possa compiere con la modalità prevista.
Costruire un’abitazione, fare una vacanza al mare, aprire un’attività commerciale, acquistare un telefono, ecc.
In pratica, non si può dire “Questa legge è ingiusta e io non la rispetto” o viceversa “Tu rispetti la legge, ma non puoi farlo lo stesso” a seconda delle proprie convinzioni e opinioni.
Se salta il principio di legalità, lo Stato smette di esistere, così come i cittadini.

Proseguendo con la navigazione del sito, accetti l'utilizzo dei cookie presenti in esso. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a navigare questo sito cliccando su "Accetta" acconsenti al loro utilizzo.

Chiudi