CON L’INGANNO SI PUÒ VINCERE UNA BATTAGLIA, MA SI PERDE LA GUERRA!

I fichi secchi sono tra i miei cibi preferiti specialmente quando vado in bici. Comodi, buoni ed energetici.
Così l’altro giorno ho acquistato questa confezione di “fichi secchi scelti”, attratto dalla bella pezzatura che si vedeva dalla pellicola trasparente. Appena aperta la scatola, ho scoperto l’inganno. Insomma, erano “scelti” solo i 6 fichi secchi visibili, gli altri erano mediocri. Che senso ha questa strategia commerciale basata sull’inganno del consumatore? Col cavolo che li ricompro!
In generale, l’inganno paga nel breve, ma perde di sicuro nel medio-lungo periodo, perché tanto la verità prima o poi viene a galla.

UN VIRUS CHIAMATO BUROCRAZIA

In Italia c’è un male tremendo che spesso uccide più del Corona Virus.
Si chiama BUROCRAZIA ed è presente da secoli in Italia, in tutte le regioni, con tutti i governi. Un male che rende meno veloce ed efficiente lo Stato, meno competitive le imprese e quindi tutti più poveri.
In periodi come questo ne fanno le spese specialmente i più deboli.
Molti hanno provato a estirparlo ma ancora non è stato trovato il vaccino.

LA SCUOLA “TRADIZIONALE” E’ INSOSTITUIBILE

Del valore inestimabile della scuola “tradizionale”, specialmente per le elementari, ce ne rendiamo conto molto bene ora che non c’è.
Gli insegnanti fanno tutto il possibile, lavorando forse il doppio con le piattaforme online, ma bambini di 6-7-8 anni è necessario che siano sempre affiancati.
Insomma, si tratta di un lavoro vero e proprio per genitori che contemporaneamente devono svolgere quello per cui sono pagati e gestire una casa straordinariamente e costantemente affollata. Oltre a tutto lo stress per le privazioni dovute all’emergenza.
Per fortuna, manca poco alla chiusura di questo disgraziato anno scolastico, ma certamente non sarà possibile continuare ad andare avanti così. I bambini hanno bisogno di volti reali, di maestri e compagni in carne e ossa, di concentrazione, del suono della campanella. E soprattutto i genitori.

IL CORONAVIRUS E LA DECRESCITA (IN)FELICE

Finalmente, dopo 3 settimane forzate di chiusura totale, possiamo avere un assaggio di quella che sarebbe la tanto agognata “DECRESCITA FELICE”.
Il traffico di automobili quasi azzerato ha ridotto al minimo le polveri sottili. Nei cieli i voli sono pressoché spariti, salvandoci dalle famigerate scie chimiche. Sono chiuse anche gran parte delle fabbriche che “infestano” il territorio nazionale, portando le emissioni al tanto desiderato “IMPATTO ZERO”.
A parte tutte le comodità che ci riserva la tecnologia, come videochiamate, computer, TV, simulatori, viaggi virtuali, si è tornati più o meno all’epoca preistorica. Certo, siamo tutti in angosciante attesa di un vaccino, che le spietate multinazionali farmaceutiche stanno affannosamente studiando. Ovviamente lo fanno solo per denaro, si sa. Mica perché vogliono salvare l’umanità… Tra l’altro, sia l’industria della tecnologia che quella farmaceutica sono lobby potenti, altrettanto inquinanti e dannose per l’ambiente. Facciamo così, aspettiamo il vaccino al Covid-19 e poi chiudiamo pure queste.
Insomma, dicevo, siamo come gli uomini preistorici, chiusi nella nostra comoda caverna e usciamo solo per stretta necessità, soprattutto per procurarci del cibo. Io stesso ho constatato che mi lavo molto meno, faccio la barba solo ogni 3 giorni (prima la facevo tutti i giorni), indosso gli stessi pantaloni della tuta da due settimane. Per ora riesco a lavorare da casa, partecipando alle riunioni dell’ufficio a volte in mutande. Ecco, le mutande. Quelle continuo a cambiarmele quotidianamente, ma prima o poi le eliminerò del tutto, non appena non faremo più le riunioni online coi colleghi. Tanto, tutto finirà.
A casa la clava di solito la tiene mia moglie e me la dà insieme alla mascherina solo quelle poche volte che esco durante la settimana, perché fuori è pericoloso. Una situazione ideale, si mangia, si beve e si dorme. Si sta solo a contatto con i propri cari. Ci si conosce pure meglio. A volte si legge, ma mi rendo conto che leggere non è necessario per sopravvivere e quindi smetto immediatamente. Magari, quando sarà inverno userò i libri come combustibile.
Mi domando, fino a quando potrà durare questa pacchia? Se anche dovesse finire, mi raccomando, continuiamo a tenere le fabbriche chiuse, auto e aerei fermi, così potremo continuare a respirare, felici, a pieni polmoni.

CREDIBILI, NON CREDENTI!

Ieri mattina, ascoltando distrattamente la TV, una frase di Don Luigi Ciotti mi ha colpito molto, tanto da aver destato la mia attenzione.
Ho poi scoperto che la frase originaria è stata pronunciata dal giudice siciliano Rosario Livatino, ucciso dalla mafia.
La frase è questa:
“Quando andremo di là, NON ci verrà chiesto se siamo stati CREDENTI, ma sei siamo stati CREDIBILI!”.
Ovviamente l’una non esclude necessariamente l’altra.
Ecco, mi piacerebbe molto che questo fosse il parametro di giudizio, non solo di là, ma anche di qua.

LA FRAGILITÀ DEL TURISMO SVELATA DAL CORONA VIRUS

L’Italia è uno dei paesi più visitati al mondo ed è normale che lo sviluppo turistico rientri nelle strategie di molte belle città. Va però rilevato quanto il turismo sia un settore estremamente fragile.
Durante il terremoto di Norcia del 2016, tutta l’Umbria e pure Gubbio hanno subito gravi danni, per oltre due anni, per un terremoto che ci ha solo minimamente sfiorati.
Ora, a causa del Corona Virus, le attività legate al turismo sono le prime a rimetterci. In questi giorni l’Italia è nella black list dei paesi da visitare. E pure gli stessi italiani sono pregati di spostarsi il meno possibile.
Esattamente come nei mercati finanziari, gli investimenti più sicuri sono quelli diversificati.
Nemmeno Venezia vive di solo turismo.

SE SIETE SPENTI, CERCATE DI ACCENDERE VOI STESSI, NON DI SPEGNERE GLI ALTRI!

Nella vita ho sempre cercato di impegnarmi a fondo in tutte le attività nelle quali, nel corso degli anni, mi sono cimentato. Nello studio, nel lavoro, nello sport, in politica, negli scacchi e pure nelle cazzate quotidiane, come una partita a carte al bar, cercare asparagi o il “gioco aperitivo” al mare. In ogni attività ho sempre incontrato persone migliori di me, che ho ammirato, con cui mi sono complimentato, riconoscendone forza e valore. Di una cosa, però, sono fiero. Non ho mai invidiato nessuno, mai. Anzi, ho sempre preso i migliori come stimolo per migliorare me stesso. Questo atteggiamento, la volontà di prendere tutte le cose di petto, a volte può essere frainteso, pure criticato come troppo competitivo, magari “da esaurito”. Di questo mi dispiaccio, seppure sono convinto che spesso le critiche siano indotte dall’incapacità da parte di qualcuno di impegnarsi altrettanto a fondo. Perché per raggiungere risultati, anche minimi, serve impegno, determinazione, passione, spirito di sacrificio e pure un po’ di fortuna.
Il consiglio che mi permetto di dare a chi critica è quello di fare di tutto per accendere se stesso. Perché chi è spento, se anche tentasse di spegnere chi è acceso, resterà sempre al buio.

È POSSIBILE RIDURRE LA FORBICE TRA RICCHI E POVERI?

La chiave di tutto sta proprio nella risoluzione di questa enorme disuguaglianza tra ricchi e poveri, a cui non fa eccezione l’Italia.
Grave è che più si va avanti e più la forbice si allarga, anziché ridursi.
Siamo alla vigilia dell’entrata di grandi innovazioni tecnologiche, tra cui l’intelligenza artificiale, che elimineranno ancora più i lavori manuali. Il problema è che i vantaggi di automazione e tecnologia dovrebbero servire per lavorare di meno, ma guadagnare tutti.
Però siamo in un circolo vizioso, chi fa scoperte tecnologiche o inventa nuove forme di servizi, le utilizza per se stesso, per il proprio profitto. Come si può interrompere questo processo? Senza l’obiettivo della ricchezza, gli imprenditori e gli uomini in genere si sforzerebbero allo stesso modo per migliorare? Se si mettesse un limite ragionevole alla forbice tra lo stipendio del capo di un’azienda e l’ultimo degli operai, le performance aziendali sarebbero le stesse? Ho grande sfiducia della natura umana, portata all’avidità e all’egoismo, ma questo dovrebbe essere l’obiettivo primario di ogni paese civile del mondo.

PRESCRIZIONE: QUAL È IL MALE MINORE?

Nel grosso dibattito sull’abolizione della prescrizione, si contrappongono due diversi timori. Da una parte chi teme che un colpevole non venga punito, dall’altra che un innocente resti all’infinito sotto processo. È chiaro che l’ideale sarebbe che i processi terminino in tempi umanamente accettabili, ma questo almeno oggi in Italia sembra impossibile. A questo punto, c’è chi pensa che togliendo la prescrizione, i processi si velocizzeranno, perché saranno inutili le meline delle difese tese ad allungare i tempi, proprio per puntare ad essa. C’è invece chi pensa il contrario, cioè che senza rischio di prescrizione, i giudici se la prendano pure più comoda. Va comunque detto per completezza che, da sempre, per reati gravi non esiste la prescrizione e che, secondo la nuova legge, la prescrizione viene abolita solo dopo una sentenza di primo grado.
In questo dibattito, in cui sono legittime le ragioni di tutti, occorre valutare quale sia il male minore e credo che su questo non ci siano dubbi: preferisco 100 colpevoli liberi piuttosto che un innocente perseguitato e accusato. È da sempre il mio incubo peggiore.

SOLE, LAVORO E SORRISI…

Ho notato che il senso civico e la voglia di lavorare sono inversamente proporzionali alle ore e alla intensità di sole di cui i popoli usufruiscono. In compenso, dove c’è il sole la gente è più sorridente.
Difficilmente sbaglia questa “regola”. Insomma, più sole c’è e meno si ha voglia di lavorare e meno si rispettano le regole, ma si ride di più.
Le motivazioni nascono comprensibilmente da ragioni reali, ma ormai sono connaturate nei popoli. Rare sono le eccezioni.

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