L’INTELLIGENZA DEL FUTURO SARÀ SOLO ARTIFICIALE?

Facendo un confronto tra me e i miei figli, noto immediatamente una differenza fondamentale.
Loro si muovono con grande disinvoltura nel mondo digitale, padroneggiando applicazioni e strumenti, incluso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Io, invece, lo faccio per necessità: me la cavo abbastanza bene, ma non si tratta di un’attitudine naturale. Al contrario, mentre per me pensare e scrivere sono attività estremamente spontanee, per loro lo sono meno. Eppure riescono a colmare questo divario proprio grazie alla loro spiccata familiarità con la tecnologia.
Già si paventava una simile minaccia 30-40 anni fa con l’avvento dei computer, ma l’intelligenza artificiale è qualcosa di diverso. Il computer eseguiva comandi velocemente e alla perfezione. L’IA prende decisioni, crea contenuti, risponde, in apparenza pensando “con intelligenza”.
A questo punto mi pongo tre domande: in futuro, le capacità individuali saranno legate principalmente alla competenza tecnologica, oppure alcune “arti” continueranno ad avere un valore intrinseco e umano?
Scrittura, pittura, canto e altre forme artistiche resteranno espressioni autentiche dell’essere umano o diventeranno anch’esse dominio della tecnologia?
Infine, mi chiedo: il fatto di dipendere così tanto dalla tecnologia (o anche solo dalla corrente elettrica) potrebbe esporci (o meglio esporli) a una forma di pericolosa sudditanza e dipendenza?