IL CALCIO MODERNO SPIEGATO DALLE EMOZIONI DI FEDERICO

Mio figlio Federico, 9 anni a dicembre, è ovviamente interista come me e come tutti i ragazzini tende ad idolatrare il goleador. Alcuni anni fa era Mauro Icardi, aveva la sua maglietta N.9 e, se segnava con gli amici, esultava come lui con le mani vicino alle orecchie. Quando fu venduto fu un dramma. Pianti a dirotto e vera disperazione, nonostante io non fossi molto dispiaciuto perché avevo capito sia il personaggio che il suo procuratore e cercavo di rincuorarlo: “Chico, tranquillo, Icardi faceva casino e poi adesso ne compriamo uno più forte!”.
La sua disperazione, però, durò per giorni. Arrivarono Lautaro Martinez e Romeliu Lukaku e, appena cominciarono a mietere gol a grappoli, Icardi finì presto nel dimenticatoio.
Ieri, sono stato molto in difficoltà nel comunicare a Federico che Lukaku era stato venduto, forse anche perché questa volta sono molto rattristato pure io. Eppure la sua reazione lì per lì mi ha sbalordito: “Babbo, chi compriamo ora?”. Insomma, se ne va un giocatore unico, un vero leader, una “brava” persona e Federico se lo lascia scivolare via come se partisse un Gagliardini qualsiasi? Questo mi ha fatto molto riflettere e purtroppo mi ha portato alla triste conclusione di un calcio romantico che non esiste più. Io che per anni da bambino mi sono fatto i capelli come Rummenigge, mi rendo conto che un ragazzino oggi è costretto ad innalzare subito le proprie barriere immunitarie contro i tradimenti, calcistici e non. Un ragazzino di 8 anni oggi sa bene che non può legarsi a nessuno perché contano solo i soldi e i procuratori. Certamente, però, un calcio senza bandiere é un calcio molto più povero che non so per quanto ancora potrà reggere. Perché senza sentimenti e senza tifosi il giocattolo si rompe e finisce.