Negli scacchi spesso è la cura del dettaglio che fa vincere le partite, ma esiste il fattore tempo che ne limita la possibilità di perfezionarlo.
Sia in termini materiali, ossia il tempo indicato dall’orologio, visto che se lo finisci perdi a prescindere dalla posizione sulla scacchiera.
Sia in termini strategici, ossia il tempo di sviluppo dei pezzi, visto che è fondamentale che questi siano attivi ed entrino nel cuore del gioco prima possibile.
Negli scacchi ad alto livello chi gioca passivo perde al 100%, anche se non commette errori.
Non solo negli scacchi…
Partiamo dalla fine. La probabile se non scontata fiducia al governo Draghi. Si potranno avere opinioni diverse e contrarie, ma certamente Draghi oggi rappresenta per l’Italia la figura più autorevole e capace per guidare un paese in pieno naufragio politico nel mare più tempestato del dopoguerra, per una pandemia epocale e la conseguente crisi economico sociale. Serviva un timoniere abile ed esperto e Draghi lo è, universalmente riconosciuto. Quindi il paese non ha che da guadagnarci da questa situazione, mettendo così alle spalle un governo barcollante e poco efficace, figlio delle contraddizioni di base delle componenti politiche che lo supportavano. Attenzione, qualcuno già paventa un bagno di sangue in termini di sacrifici, come al tempo del governo Monti, ma ora lo scenario è diametralmente opposto. Monti, al tempo, dovette tagliare per risorse insufficienti, Draghi dovrà invece gestire i miliardi del Recovery Fund, che rappresentano la più grande cifra di sempre a disposizione del nostro paese. Il problema è che però tra incapacità, burocrazia, litigi e mancanza di visione complessiva del precedente governo, questi miliardi sarebbero rimasti nel cassetto. Draghi sarà chiamato a questa gravosa sfida e ci auguriamo per il bene del paese che ne uscirà vincitore.
Bene, appurato ciò, vediamo come si è arrivati a questa soluzione che a questo punto appare l’unica percorribile.
Tutti unanimemente attribuiscono questa “grande irresponsabilità” all’odiato Matteo Renzi. L’uomo che con il solo 2% teneva in mano le sorti della maggioranza di governo, infischiandosene della grave crisi in atto e degli italiani, per pura ambizione personale. Tutti, con altrettanta sicurezza (mi ci metto pure io!), avevano giudicato il suo staccare la spina al governo un’autocondanna a morte, un vero e proprio harakiri politico, “Italia Viva è morta!” In realtà ora, nello stesso modo in cui ci si accorge di essere stati vittima di un abilissimo pacco napoletano (li ho visti all’opera, sono bravissimi e degni della mia ammirazione!), come per incanto tutto il restante 98% è stato messo sotto scacco, quasi ipnotizzato.
Renzi non voleva votare (certificando quel 2% che per ora è solo nei sondaggi) ma voleva a tutti i costi sostituire Conte con una figura tecnica autorevole. Obiettivo raggiunto!
La destra, che avrebbe stravinto le elezioni forte della sua apparente compattezza, ora è completamente spaccata dalla figura di Draghi. La Meloni non appoggerà il nuovo governo, per mantenere alto il consenso, ma è isolata. Infatti Salvini si trova con la Lega divisa nella sua contraddizione principale, cioè tra europeisti e sovranisti (i bravi Giorgetti e Zaia da una parte e lui dall’altra), con buona parte del suo elettorato del nord molto vicino allo stesso Draghi. Peraltro, Salvini stesso non è tanto convinto di andare alle elezioni con la Meloni che gli drenerebbe numerosi voti. Forza Italia, invece, appoggerà in massa Draghi, rivendicandone addirittura la primogenitura.
Veniamo al PD, che da quando non c’è Renzi ha perso verve e forza di governo, appiattito dalla pavidità di Zingaretti e dai veti posti dall’alleato M5S, sopportato sempre più a fatica. All’indomani della caduta del primo governo Conte, Zingaretti disse “il voto è l’unica soluzione!” E Renzi tirò fuori dal cilindro il governo Conte Bis. Ora Zingaretti diceva fino a ieri “Conte ter unica soluzione” e ci si avvia a un governo Draghi. Insomma, Zingaretti dimostra mancanza assoluta di visione politica e di non azzeccarne una. Al contrario Renzi dimostra di essere in grado di manovrare il PD anche dall’esterno.
Dulcis in fundo il M5S o quel poco che ne rimane, distrutto prima dall’alleanza suicida con Salvini che gli ha strappato metà elettorato; eroso dalle sue enormi contraddizioni, figlie di un’utopistica carta dei valori, puntualmente smentiti uno ad uno, mese dopo mese, azione dopo azione (urlare è una cosa, governare è un’altra, ora lo hanno capito!); vittima inoltre delle faide interne tra i vari galletti di un vasto pollaio sempre più confuso. In linea teorica Draghi rappresenterebbe il demonio per il M5S, simbolo dei poteri forti, delle banche, dell’Europa e dell’establishment, quindi nessuno dei suoi parlamentari dovrebbe votarlo, ma c’è un “ma” grosso come una casa. Il 95% dei parlamentari grillini è costituito da ignoti “cittadini”, venuti dal nulla e baciati dalla stessa fortuna di chi vince al Superenalotto con un sistema di gruppo, che torneranno nel più assoluto anonimato non appena la legislatura terminerà. Camerieri, disoccupati, studenti, commercianti, steward, insegnanti, tutta gente “normale” e “honesta”, per carità, ma per cui i 500.000 euro da qui alla fine della legislatura rappresentano il guadagno di un’intera esistenza. Secondo voi questi onesti cittadini saranno così autolesionisti e idioti da rinunciarci non votando la fiducia all’ex demonio Draghi? Io credo proprio di no, tanto che già si intravedono in parlamento i primi gruppi di “grillini responsabili per Draghi”… È chiaro che l’appoggio a Draghi causerà l’ennesima spaccatura dell’elettorato del M5S, probabilmente sancendone alle prossime elezioni la quasi totale estinzione.
Alla fine di questa lunga disamina che ho cercato di analizzare con l’occhio dello scacchista, se tutto ciò non è avvenuto per caso, ma per colpa di Matteo Renzi, mi sento di dire che è stato veramente un irresponsabile. Ma un formidabile, spregiudicato e geniale irresponsabile.
W L’ITALIA!
Francesco Zaccagni, 04/02/2021
Ieri mia suocera mi ha chiesto di montarle due bauli in legno presi da Leroy Merlin. Per quanto non serva un ingegnere aerospaziale, nel montaggio del primo ho prima dovuto capire la diversità delle varie parti, delle viti e comunque ho commesso alcuni errori di cui mi sono accorto cammin facendo. Tempo impiegato circa un’ora. Per montare il secondo baule ho impiegato circa 20 minuti, sebbene abbia commesso alla fine un piccolo errore dovuto al tentativo di montare diversamente il braccetto che tiene il coperchio. Sono sicuro che se dovessi montarne oggi un terzo, ci metterei ancora meno…
Credo che nulla come il montaggio di prodotti IKEA o Leroy Merlin possa ben spiegare il valore dell’esperienza. Sono pure convinto che la vita, nei suoi molteplici aspetti, sia molto simile al montaggio di questi prodotti.
Se si potessero affrontare gli argomenti senza sapere CHI abbia detto COSA, tutto sarebbe più facile.
Ormai il pregiudizio, il livore, il tifo da stadio, uniti all’ignoranza e all’incompetenza di massa, hanno preso il sopravvento in ogni campo.
Se tutto quanto fosse affermato in forma anonima, a quel punto emergerebbero solo i contenuti e le soluzioni migliori.
Al di là delle tante chiacchiere che si fanno e delle reali inefficienze, sono un europeista convinto, non tanto perché ci credo (e ci credo davvero!), quanto perché ogni singolo stato europeo, da solo, sarebbe il nulla. Pure la Germania, che altrimenti avrebbe già fatto a tutti una bella pernacchia.
E’ naturale che sia io che i miei coetanei, e soprattutto quelli più anziani di me, siamo affetti da una sorta di nostalgia socio-storico-economica di un qualcosa che non esiste più.
Per fortuna la stragrande maggioranza dei giovani europei ragiona, altrettanto naturalmente, in termini comunitari e senza barriere, nonostante tutti i campanilismi, i provincialismi e le reali inefficienze di un continente che deve veramente scrollarsi di dosso la vecchiaia e passare dalla geografia alla storia e alla cultura.