Negli scacchi non esistono handicap!

Il gioco degli scacchi è uno sport che Kasparov ha definito “il più violento del mondo”, sia perché rappresenta una lotta tra eserciti in cui occorre sopraffare l’altro, sia perché, trattandosi di uno sport individuale scevro da qualsiasi alibi, la sconfitta pesa fortemente per la sua inappellabilità. Chi perde non può prendersela con nessuno, se non con sé stesso.

Eppure, al tempo stesso, gli scacchi possono rappresentare un’ottima opportunità di divertimento, di socializzazione e di integrazione per tutti: bambini, adulti e anziani, maschi e femmine. Soprattutto, e la storia che sto per raccontare lo dimostra appieno, nel magico mondo delle 64 caselle l’handicap fisico si annulla, esiste solo una battaglia fra due menti.

Si è concluso recentemente il XXVI Festival di Porto San Giorgio, un importante torneo di scacchi al quale hanno partecipato numerosi scacchisti di assoluto livello, tra cui anche alcuni maestri professionisti di livello internazionale.

Ebbene, a vincere è stato il diciottenne Alessio Viviani, un ragazzo marchigiano che, come vedete dalla foto, è molto più sfortunato di noi, in quanto affetto da amiotrofia muscolare spinale.

Alessio gioca a scacchi da quando aveva cinque anni, su consiglio del fisioterapista al fine di farlo stare un po’ seduto muovendo i pezzi.

La disabilità, ovvio, non rende la vita facile ad Alessio: si sposta su una carrozzina elettrica, che manovra con piccoli movimenti delle mani, e respira con l’aiuto di un ventilatore polmonare.

Grazie però alla sua forza di volontà, al supporto dei genitori, e alla flessibilità dei regolamenti scacchistici che permettono ai disabili di utilizzare attrezzature speciali, ha buttato il cuore oltre l’ostacolo raggiungendo una forza di gioco di eccellenza.

Siccome non può stare seduto normalmente alla scacchiera, sta sdraiato sulla carrozzina elettrica e osserva la posizione su una lavagnetta verticale in cui vengono replicate le mosse. Quando ha scelto la mossa da giocare, la comunica alla madre, che la esegue sulla scacchiera e schiaccia l’orologio.

Questa eccezionale vittoria dimostra due cose: la prima che in ogni circostanza della vita, anche la più sventurata, non bisogna mai compatirsi, ma sempre lottare.

La seconda che solo negli scacchi, uno sport in cui conta esclusivamente la bravura, si combatte ad armi pari, senza distinzioni di razza, sesso, età e handicap vari.

Senza urtare la sensibilità di nessuno, vorrei sottolineare che questa vittoria ha un sapore molto diverso da quelle conseguite da atleti in sport paraolimpici, in cui la competizione si svolge esclusivamente tra portatori di handicap. Alessio ha vinto battendosi con atleti normodotati.

Dovremmo prendere tutti esempio da lui.