coda sulla Contessa

E NOI EUGUBINI VORREMMO VIVERE DI TURISMO???

Lunedì di Pasquetta, dopo due giorni di pioggia e freddo si preannuncia una giornata di sole.

Con la famiglia decido, come tanti altri sventurati Eugubini e Umbri, di fare una gita in riviera.

Pronti, partenza e via…comincia il calvario, ma ci sta…siamo a Pasqua…

Già prima della galleria della Contessa c’è un incolonnamento. Superata la galleria a passo di lumaca, la coda non sembra terminare, così chiamo il 112 per chiedere lumi. i Carabinieri mi rispondono che, dopo numerose segnalazioni, una macchina dell’Anas si sta recando in loco per “risolvere il problema”, che non è altro che il famigerato SEMAFORO nei pressi di PONTERICCIOLI (ma ancora in Umbria). Incredibile: alle 13.30 la coda è di svariati chilometri, esattamente dalla rotatoria di Gubbio al semaforo di Pontericcioli.

Finalmente mi vedo sorpassare dalla macchina arancione dell’Anas e dopo circa un altro quarto d’ora, magicamente, la situazione si sblocca. Sapete come è avvenuto il miracolo? Semplice: l’Anas è arrivata al semaforo e, visto che era assolutamente inutile (immagino), l’ha tolto di mezzo. Complimenti, una trovata ingegnosa.

Dopo i 40 minuti di fila sulla Contessa, purtroppo, mi trovo di fronte a un altro incolonnamento: si tratta di un semaforo nei pressi di Cantiano; questa volta siamo nella Marche, ma la coda è sempre chilometrica… Imprecando, esco dalla strada principale cercando fortuna sulla strada vecchia. Sono costretto a rientrare obbligatoriamente sulla superstrada nei pressi di Cagli e non posso credere ai miei occhi: terzo semaforo e terza coda chilometrica.

RISULTATO: Gubbio-Riccione 2 ore e 30 minuti.

Non mi intendo di circolazione stradale né di lavori pubblici, ma non sono né cieco né rincoglionito: ho notato con disappunto, infatti, che tutti e tre i semafori erano “apparentemente” inutili, visto che nonostante il restringimento della carreggiata, non vi era assolutamente alcun ostacolo. Questo mi è stato confermato dal fatto che il semaforo di Pontericcioli è stato addirittura tolto di mezzo dall’Anas appena giunta in loco.

Ora la domanda sorge spontanea: QUESTO SEMAFORO O SERVE O NON SERVE. Se è stato tolto, immagino che non serva. Ma se non serve, perché l’Anas è intervenuta solo dopo ore, cioè quando la coda andava da Gubbio a Pontericcioli? Ci sarà pure un responsabile in grado di rispondere a questa domanda idiota, o no?

Io credo che questa situazione sia assolutamente incresciosa e, aldilà delle responsabilità e competenze territoriali (che non conosco), tutti sono/siamo responsabili.

La Regione, La Provincia, il Comune, i politici che sono solo bravi a chiacchierare e non hanno la benché minima capacità di risolvere problemi pratici ed elementari. Le forze dell’ordine che sarebbero dovute/potute intervenire per sostituirsi a quel famigerato semaforo. Ed infine noi cittadini, che siamo in grado solo di imprecare nelle nostre auto, lamentarci su Facebook (come ho fatto io), senza poi mettere in atto proteste concrete e organizzate. Ad esempio, perché non blocchiamo la strada? Qualcuno poi verrà a parlarci. Ma il problema è che noi Eugubini siamo in grado di incazzarci veramente solo il giorno dei Ceri, che ci hanno atrofizzato il cervello.

Affinché Gubbio possa aspirare a VIVERE DI TURISMO, serve una bella città (quella c’è), eventi che possano attrarre visitatori (si potrebbe fare molto di più, ma siamo sulla strada buona) e, infine, vie di comunicazione non da terzo mondo che possano permettere a questi visitatori di raggiungerci senza “atroci” sofferenze. Perché, ricordiamoci, che non siamo belli solo noi…

Gubbio, nel A.D. 2015, è ancora assolutamente isolata rispetto al resto dell’Umbria. Se poi in quelle pochissime strade che abbiamo (e che stanno cadendo a pezzi) ci mettiamo pure i semafori il giorno di Pasquetta (in assenza di lavori), dove pensiamo di andare? Questa volta, purtroppo, non si tratta di mancanza di fondi pubblici. Qui si tratta solo di assoluta disorganizzazione e incapacità, che poi si manifesta dannosamente su tante altre cose assurde, che magari non conosciamo.

A breve ci saranno le ELEZIONI REGIONALI e molti politici prometteranno mari e monti, come al solito, senza impegni precisi e misurabili. Ritengo che sarebbe pure ora che la Regione faccia qualcosa di concreto per le vie di comunicazione della città di Gubbio, di cui porta il simbolo nello stemma. Basta chiacchiere e teorie dei massimi sistemi. Servono piccoli e semplici fatti.

Il mio misero sogno nel cassetto sarebbe che ci fosse un politico (di qualunque estrazione) che si prenda un impegno concreto e dica: “Se eletto, il mio obiettivo è SOLO QUESTO. Lo so, è piccolo, ma è chiaro e concreto, e me ne faccio carico personalmente. Se fallisco, sarà solo colpa mia e me ne torno a casa”.

Troppo chiaro, troppo semplice, quindi tristemente impossibile.

I saldi di “inizio” stagione

CSALDI NEGOZI MILANO’è crisi, molte aziende sono sparite, altre sono in difficoltà. Le famiglie hanno sempre meno denaro da spendere ed il commercio piange lacrime di sangue, spesso comprensibili e giustificate, in certi casi, no. Molti dicono che questo  Natale abbia registrato uno dei più grossi cali nelle vendite da decenni a questa parte, e ci credo.

Tuttavia, per fortuna ci sono i saldi, sono loro che possono ridare fiato alle casse asfittiche di molti commercianti. I benedetti saldi di “fine” stagione che io, al contrario, definisco i maledetti saldi di “inizio” stagione.

I TG nazionali presentano l’avvento dei saldi in prima notizia, quasi fosse quello di un messia che, spinto dalla sua magnificenza e bontà, ogni tanto ridiscende sulla terra per riportare giustizia tra gli uomini poveri e di buona volontà. Ed ecco che si vedono, nelle grandi città, file interminabili di fronte ai negozi del centro, tipo quelle per il pane nei paesi dell’Est, ai tempi della Cortina di ferro. Code e cose da non credere.

Passeggiando nella nostra città non si notano certo file, ma le vetrine di abbigliamento sparano pure loro sconti da capogiro, del 30-50-70 %, che mi fanno alquanto riflettere.

Prima di tutto, e lo capirete dal titolo, credo sia assurdo, nella prima settimana di gennaio, fare riferimento alla fine stagione, quando il freddo deve ancora arrivare, a pochi giorni dal Natale.

Lungi da me dal fare i conti in tasca agli altri, ma mi domando, come è possibile fare sconti del 50-70 % se non grazie ad un prezzo di partenza iniziale fuori dalla grazia di Dio? Subito dopo, tuttavia, ricordando i testi universitari di economia, mi acquieto pensando che il prezzo non lo fa il commerciante, bensì il mercato, laddove domanda e offerta di un bene si incrociano. Bah… sarà così…

Di certo, però, ciò non mi soddisfa comunque, sognando, forse da idealista, un mondo in cui il rapporto tra il commerciante e l’acquirente sia assolutamente fiduciario, basato sulla serietà e sulla correttezza. Invece no, sembra quasi che oggi comprare un prodotto sia una specie di gioco d’azzardo, una lotta tra furbi, quasi per la sopravvivenza, dove l’acquirente deve cercare momenti propizi o filoni d’oro, mentre il commerciante sfruttare al massimo gli attimi di debolezza dei propri clienti. Ma santo Dio, se fossi un commerciante, quale più grande soddisfazione ci sarebbe, oltre a quella di portare avanti la mia attività tra le enormi difficoltà che oggi si incontrano e di realizzare quindi un giusto profitto, se non quella di vedere un cliente fiero e soddisfatto del proprio acquisto?

Se io acquisto un capo di abbigliamento la vigilia di Natale a 400 €, e il 4 gennaio me lo ritrovo in vetrina a 200 €, cosa debbo pensare? Che io sono un allocco o che il negoziante è molto più “furbo” di me? Probabilmente e tristemente entrambe le cose…

Una volta i saldi erano a marzo e se qualcuno comprava qualcosa per Natale sapeva che la pagava un po’ di più ma ce l’aveva tre mesi prima dei saldi di fine stagione, quella vera, quando già si respira aria di primavera. Oggi solo uno sciocco può comprare nel periodo natalizio. Andando avanti così e ragionando con un briciolo di logica o dovremo festeggiare il Natale nei primi di giorni di gennaio o, magari più probabilmente, i saldi inizieranno il 15 dicembre. Non vedo altre soluzioni, visto che ormai siamo in guerra economica e commerciale.

Concludo queste mie riflessioni con l’ennesimo elogio alla Apple, di cui ammiro la strategia commerciale: prodotti di assoluta qualità, costosi, ma con una garanzia assoluta. Se li vuoi, li paghi a quel prezzo. Sempre ed ovunque. Che bello!

Francesco Zaccagni, 06/01/2014

Ripensando a Craxi…

craxi_gubbio1Parlare di Craxi mi fa tornare in mente i tempi della mia adolescenza, quando a casa mia si mangiava pane e Politica, quella vera, con la “P” maiuscola. Erano gli anni in cui tutto andava bene, o per lo meno così sembrava: l’Italia era in pieno boom industriale e le nostre squadre di calcio primeggiavano in Europa e nel mondo. Il Partito Socialista incarnava lo spirito di milioni di Italiani che credevano in uno Stato moderno, laico e riformista. Immediatamente il mio pensiero si rivolge a mio padre, che era allora segretario del PSI di Gubbio, della sezione Nenni per la precisione (visto che nella nostra città ve ne erano addirittura due), oltre che Vicesindaco per alcuni anni.

A Gubbio il PSI, grazie a una tradizione radicata, era ancora più forte che in Italia; sempre con la bussola ben indirizzata a sinistra, ma a una sinistra moderna e innovatrice, certamente non quella dei “no” ad oltranza. Il Governo della città era frutto dell’alleanza storica con l’allora PCI, composto da Persone, tutte di una certa Levatura, che si accordavano sui programmi e sulle cose da fare per la città e non sulle poltrone. La Politica era di tutti, ma non per tutti. Ognuno dava il proprio contributo, ma la Politica la facevano solo i migliori. C’era più umiltà e sicuramente maggior senso della dignità, quello che forse manca oggi. La Politica era un Ideale e non un posto di lavoro.

Craxi era il leader per antonomasia e, a casa mia, quando parlava in Parlamento o in qualche intervista al TG, quasi inconsciamente, tutti abbassavamo il tono della voce per sentirlo parlare. Non era mai banale e ogni sua parola dava ancor più sicurezza a un paese che era già di per sé entusiasta.

E poi il tonfo di Tangentopoli. Ricordo perfettamente lo scoramento di mio padre il 30 aprile del 1993, nel momento in cui la folla inferocita scagliava su Craxi monetine all’uscita dall’Hotel Raphael a Roma. Era la caduta di un mito, la fine di un sogno, la disillusione per molti che avevano creduto in Craxi, nel suo carisma, ma che comunque, come mio padre allora e io oggi, continuavano a serbare nel proprio animo l’Ideale socialista.

Ancora oggi, a 13 anni esatti dalla sua morte, la figura di Craxi è estremamcraxi_gubbioente controversa, visto che per anni ha rappresentato e rappresenta tuttora il simbolo di Tangentopoli, l’emblema della politica avida e corrotta, oltre che uno degli artefici del famigerato debito pubblico italiano. Di lui molti ricordano il discorso del ’92 sul finanziamento ai partiti con l’intera Camera che rimase in vile silenzio, fino ad arrivare alla fuga per alcuni, l’esilio per altri, in Tunisia.

Tuttavia, a fronte di indubbi atti illeciti e deprecabili, mai come oggi, a mio avviso, in un momento in cui la politica, quella con la “p” minuscola, ha perso ogni credibilità, è facile rivalutare la figura di Bettino Craxi, quantomeno una buona parte. Di sicuro era un vero statista, uno dei maggiori artefici in quegli anni del miracolo italiano, protagonista sul terreno delle conquiste economico-sociali e della democrazia. Sarebbe oggi irriverente qualsiasi confronto con Silvio Berlusconi, al quale era legato da una profonda amicizia. Direi che il divario Craxi-Berlusconi in termini di statura politica è forse dieci volte maggiore a quello già rilevante in termini di statura fisica… Craxi fu colui che a Sigonella seppe riportare in alto l’orgoglio del Paese, contro lo strapotere americano. Indubbi, in quegli anni, erano il prestigio internazionale suo e dell’Italia intera.

Se confronto la politica di allora con quella di oggi, sia a livello locale che nazionale, mi viene quasi da piangere di nostalgia e non solo perché ripenso a mio padre: non mi riferisco solo a Craxi, ma a gran parte dei Politici dell’epoca. Se poi penso che Franco “Batman” Fiorito era uno di coloro che tirava le monetine a Craxi, se penso allo squallore generale dell’Italia di oggi, se penso alla totale assenza di valori da parte della maggior parte dei politici, la nostalgia si trasforma in rabbia.

In questo clima di assoluta mediocrità, mi torna in mente la lapide intitolata a Pietro Gori presso la sede della Società Operaia di Gubbio: “Dove dormono i giganti i nani di passaggio non si persuadono di essere stati preceduti da tanta grandezza”. Se questa è la Seconda Repubblica, dovrebbe inginocchiarsi e chiedere scusa alla Prima.

Francesco Zaccagni – Gubbio Oggi – 17/01/2013

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