Franco Brandelli, al secolo “Sanguinetti”, nasce a l’Aquila nel 1939, anche se cresce a Macerata.
Non è quindi di Gubbio, ma è eugubino d’adozione, essendosi ormai da anni trapiantato nella nostra città, prima come calciatore e poi come insuperabile ed assiduo frequentatore di bar. Ora è un signore molto distinto sulla cinquantina, fisico asciutto, brizzolato, quasi sempre con una sigaretta penzolante dalla parte centrale della bocca, d’inverno quasi sempre vestito con un cappotto di montone, con un inconfondibile borsotto di pelle a tracolla. Raramente viene chiamato con il suo soprannome, tanto meno con il suo vero nome; è infatti a causa di alcune sue memorabili gesta ed incommensurabili capacità che in qualche bar, in qualche sala biliardo o comunque in qualche angolo della nostra città, si sente aleggiare un appellativo che è tutto un programma: “Mago…” Si, perché arcinote, soprattutto per gli sportivi più attempati, sono le sue imprese calcistiche e non solo. Le sue magiche e proverbiali punizioni hanno incantato per vari anni le platee della serie D, al riguardo il Mago ama sottolineare, con la sua immancabile cadenza basso-marchigiana: “Quando giocavo io, quell’altri preferivano fa ffallo dentro l’area, per loro era mejo subi’ rigore, ché su punizione ogni tiro era go’!…” Chi non ricorda le sue incomprensibili finte ed i suoi deliziosi colpi di tacco, che lo facevano assomigliare ad un giocatore brasiliano e che mandavano in estasi i tifosi e le tifose eugubine? Unico neo, ma dico io normale per una simile talento, era una certa mancanza di professionalità fuori dal campo. Numerosi sono stati i richiami per aver abbandonato il ritiro, fughe per sconfinare in qualche bar, in qualche sala da ballo o magari in qualche letto… Naturale e necessario: come poter ottenere il genio rifiutando la sregolatezza?
Il bar, la sua tana, il luogo dove le sue virtù più profonde si mostrano in tutta la loro pienezza. Praticamente un calcolatore elettronico in qualsiasi gioco di carte: predilige comunque quelli in cui sia forte il fattore azzardo: concincina, gioco nel quale si mormora abbia perso il colpo della vita essendo in vantaggio 49 a 7, “Se m’era ppassato quello, no’ stavo qqua!…”, chemin de fer e baccarat, giochi per i quali è il depositario della regola. Non disdegna comunque, data la straordinaria memoria ed apertura mentale, il classico eugubino: briscola e tressette, specialmente se giocato con gente del calibro di Onelio, Sandro del Forno e così via… Ma è il biliardo, con la stecca ma soprattutto con le mani (incredibile a boccetta, un mago – sembra che proprio da qui derivi tale appellativo – a goriziana). E’ qui che Sanguinetti eccelle su tutto e tutti. A testimoniare la sua stabilità e fermezza dei suoi arti superiori, ama scommettere: “Io te sto col braccio teso, con un foglio de carta sopra, per dieci ore de fila, senza che ‘l foglio fa ‘n frizzo…” E a chi gli fa presente che dieci ore sono poche, ribatte deciso: “Se so ppoche che tte devo fa’, è che dopo me tocca anda’ a ggiocà a carte…” Ma il mistero che aleggia sul Mago e che mai nessuno è riuscito a svelare riguarda il contenuto del suo borsotto. Nessuno sa cosa ci sia dentro, qualcuno pensa a qualche mazzo di carte, altri alla mappa di un tesoro, ed altro ancora. C’è addirittura chi pensa che li dentro sia contenuto l’intero guardaroba del nostro personaggio, dato che nessuno sa dove alloggi, oltre che nei vari bar della città. Ma forse sono tutte ipotesi inutili dato che, probabilmente, i maghi non dormono mai…