strizzeSe dovessi individuare, nell’ampio parco di personaggi di mia conoscenza, un vero e proprio talento, genio e sregolatezza per eccellenza, non avrei dubbi: proporrei alla critica un personaggio aperto, pur nel rispetto delle tradizioni della sua città, ed alla continua ricerca di nuove e forti emozioni ed esperienze: Walter Piccotti, per tutti Strizze.
La sua vita è un autentico romanzo, sempre improntato al diverso, al difficile ed al controcorrente. E tutto ciò si intravedeva fin da ragazzo quando, nei primi anni ’60, mentre tutti, nei giorni in cui si marinava la scuola, si nascondevano chi in qualche bar, chi sugli stradoni del monte Ingino, Strizze solitario ed in via assolutamente alternativa preferiva il tetto di casa sua, a San Martino: “‘Nvece de fa’ sciopero, aspettao che mi madre portava a scola le gemelle (le sue due sorelle), tanto ‘l babo (Peppe ‘l Cantoniere) era a lavorà, e così gio sul tetto co plaid e la radio a onde medie…”.
Già da questo particolare si sarebbe potuto intuire che quel bambino biondo, poi divenuto un ragazzo forte e coraggioso, di bella presenza, grandi baffi e fisico alla Magnum P.I., avrebbe fatto parlare di se’…
La sua adolescenza è stata brevissima, si può dire infatti che sin dall’età di 10 anni sia già cominciata la sua carriera lavorativa, alla corte dei fratelli Casagrande: “Io c’aveo 10 anni e portao ‘l pane de Sandro co la bicigletta a tre rote. Eravamo io e Peppone che’l portavamo”.Ma la sua vera carriera, che poi lo condizionerà anche per le sue passioni, comincia all’età di 12 anni, come apprendista elettrauto nell’officina di Bracaletto, sita nella fatidica piazzetta di San Martino. A 18 anni troviamo Strizze in cerca di lavoro, diretto alla volta della Germania, con una valigia di cartone legata con i “cordelini“, carica di tante speranze e, sottolinea lui “fortuna ‘l babo e la mamma!” con 2 kg di zucchero… Fatto sta che, dopo molto girovagare, 15 giorni dopo il lavoro non c’era ancora e, accompagnato da qualche birra, quello zucchero gli servì per sopravvivere… Anche perchè al genio subentra spesso la sregolatezza, tanto che, una volta trovato il lavoro, alla Telefunken, lui stesso racconta: “Ho fatto tanto per lavorà, poi la sera che m’han dato lo stipendio, so gito al night e l’ho finito di lì…”.
Un’adolescenza brevissima dicevo quindi, che porterà Strizze ad essere, a soli 39 anni, uno dei nonni più giovani d’Italia.
Ma dicevo delle sue passioni. Facile aspettarsi che un simile talento, dotato di un fisico inossidabile e di un coraggio da vendere, non avrebbe potuto non cimentarsi in sport estremi; Walter, constrizzeceriseguentemente alla sua passione per i motori, ne praticò una in particolare: il motocross. Numerose sono state le vittorie riportate, spesso anche in condizioni impossibili, date le scarse risorse economiche a sua disposizione, tanto che a volte mi confessa malinconicamente: “Cocco mio, si c’aveo più soldi ‘l mondiale l’aveo vinto quela volta…”. Nel suo repertorio, voglio ricordare, onde descrivere in profondità il personaggio, due vittorie conseguite, in collaborazione con il suo fedele amico e preparatore meccanico Scalabrino, in situazioni a dir poco paradossali. Di ritorno da una gara disputata a Fiano Romano, ottenendo solo un mediocre 11° posto, si imbattono in un manifesto di presentazione di un’altra gara a Stroncone. Era ormai notte inoltrata, Gubbio non era poi così vicina, specialmente per due persone stanche ed afflitte per la pessima gara disputata. Ma Strizze fiuta la vittoria e decide di pernottare a casa della sorella ad Assisi, pur non ricordando bene in quale appartamento abitasse. Ma ecco il genio: sapendo che la sorella aveva un cane, si sono accostati alle porte di tutti gli appartamenti della palazzina e, in quello in cui hanno sentito abbaiare, hanno suonato a botta sicura. Risultato: frittatona notturna, pisolino di un paio d’ore e, naturalmente, l’indomani primo posto assoluto nella pista di Stroncone. In un’altra gara ad Orvieto, Strizze fora nelle prove, nelle quali aveva già dato prova delle sue splendide condizioni di forma, essendo ahimè privo di ricambi (“E chi ce l’avea i soldi cocco!“).  Ovvio che nessuno, anche se in possesso di 3 o 4 ricambi, ha cercato di aiutare Walter, vittima dell’imprevisto. Il problema viene prontamente risolto dal fido Scalabrino che ne riesce a sgraffignare una (“Vecchio mio, loro ‘n ce la davano, noialtri ce la semo presa…“). Sulla linea di partenza Strizze compare tra lo stupore e la delusione generale ed il risultato è scontato: primo posto assoluto.
Dopo siffatti racconti gli ho chiesto quale fosse a detta sua la dote necessaria per diventare un campione di motocross, botta e risposta credo siano emblematiche: “Walter, per diventà campioni que ce vole, parecchio coraggio?!?” “Que? ‘L coraggio? Quello cocco ‘n c’è mancato mai! Erano i soldi che ce mancavano!…”.
Altra passione di Strizze, nella quale non mi voglio dilungare, anche perché nota a tutti, è il cero di Sant’Ubaldo, del quale è stato anche grintoso capodieci. Logico che un carismatico come lui, forte e robusto, avrebbe amato i ceri e l’ambiente festoso che li contraddistinguono. Eh si, quante “sbimbocciate” lo hanno visto partecipe in ogni mese di Maggio! Sempre in prima linea nella baldoria, ha dovuto spesso farsi carico di una nomea che ha sempre combattuto: “Tanto ‘nlo sai? Quel’altri bevono e noialtri semo briachi!“.  Frase che ripete spesso e che ho sentito in occasione di una colazione ceraiola in cui, vedendo la moglie di un influente personaggio vomitare a dismisura, e sentendo che la gente la difendeva dicendo: “Poveretta, le ha fatto male la coratella, è tanto pesante!”, Strizze, seccato ed ironico ha esclamato: “E ‘nnè stata la coradella!?! S’è bevuta du’ boccioni de vino. Tanto è così, quel’altri bevono e noialtri semo briachi!” 
Proprio alla faccia di questi episodi ora Walter, più controcorrente che mai, sta gestendo con successo un bar nei pressi del centro storico. Da notare il nome del locale, frutto di una sua geniale illuminazione, anzi direi proprio …divina, che è tutto un programma: L’angolo di..vino.

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