gillosi1Chi, passeggiando per San Martino, non si è mai imbattuto in un tipo strano, con capelli nerissimi e folti, una radiolina all’orecchio e la sigaretta in bocca?  E’ Mario Gillosi, che ufficialmente è un ospite dell’astenotrofio “Mosca”, ma in realtà è figlio adottivo dell’intero quartiere. Alloggia infatti da più di trent’anni  presso l’Opera Pia, dove, con il soprannome di SuperMario, è diventato idolo e mascotte degli obiettori di coscienza che si sono avvicendati per anni nella casa di riposo: chiedere per conferma ai vari Orfeo Goracci, oggi sindaco di Gubbio, Alessandro “Dando” Ronchi, oggi affermato economista in Milano e Vincenzo Padeletti noto pasticcere eugubino.

Chiunque di loro vi potrebbe raccontare una delle tante imprese di SuperMario: io personalmente ricordo volentieri quella volta che, in una grande azienda di acque minerali di Scheggia e Pascelupo, per prendere una bottiglia dal rullo che le trasportava in fila indiana, innescò una specie di domino che coinvolse innumerevoli bottiglie, con montagne di cocci e la produzione bloccata per più di un’ora. Lui, in quel frastuono di vetri infranti, non fece altro che andare in un angolino a sorseggiarsi quell’acqua fresca di sorgente, ideale nel caldo di quel mezzogiorno di Settembre…gillosi2

Il quartiere, oltre a nutrirlo materialmente con tramezzini e paste nei numerosi bar, lo nutre anche spiritualmente facendolo partecipare alle varie manifestazioni folkloristiche: oltre alle mascherate per i “carri” del Carnevale dei Ragazzi ed alla festa dei Ceri (Mario è uno dei pochi eugubini che si veste per tutte tre le feste), non manca di dare il suo contributo al canto del “Miserere”, il Venerdì Santo, con tanto di saio e croce sul petto.Spesso vi avrà chiesto 1000 lire per poter comprare le sue indispensabili sigarette. Vuole 1000 lire e non di più, perché sa che con cinque di quei fogli rossastri può comprarsene un pacchetto; infatti Mario non conosce il valore delle banconote, tanto è vero che se gli proponete una carta da 10000 lire non l’accetta perché la ritiene inutile. Mario disdegna i servizi dell’Opera Pia, preferisce i meno confortevoli ma più pittoreschi prati dietro l’ex seminario, dove espleta le sue quotidiane esigenze.

Pur nei suoi apparentemente incomprensibili mugugni, Mario riesce ad essere molto comunicativo, soprattutto con chi lo conosce di più, facendo trapelare palesemente i suoi sentimenti: ad esempio, dimostra uno stato d’ira o di nervosismo sbattendo forte i piedi e mordendosi la mano destra. O come quella volta che dopo aver mangiato due piatti di minestra si è messo a piangere perché non si era accorto che c’era anche la pastasciutta (di cui è ghiotto) e la sua dieta non gli permetteva di mangiare due primi piatti. Mario è anche generoso e laborioso e spesso si comporta da obiettore aggiunto, aiutando a caricare e scaricare pannoloni, materassi ed altri oggetti (sempre dietro il compenso delle famose 1000 lire) oppure, e questo lo fa spontaneamente e gratuitamente, portando a spasso per i corridoi della struttura gli altri ospiti costretti sulle sedie a rotelle. Fra questi, l’indimenticato Fernando de Stocco, con il quale per anni ha diviso la camera: coppia silenziosa ma leggendaria.

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